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Prima di leggere questo post consiglio la lettura dell’articolo: La Macrofotografia naturalistica, i generi fotografici – Corso di Fotografia – Lezione 41

Scegliere un obiettivo è quasi sempre una sorta di tabù specie per chi non ha riferimenti all’atto pratico.

Scegliere una focale corta o una lunga?

C’è da dire che in entrambi i casi oltre all’aspetto tecnico e pratico anche l’aspetto finanziario influisce nella scelta.
Per esempio rimanendo in casa Nikon la differenza tra un 60 e un 105 “con un prezzo di partenza del 60 che si aggira sui 500 euro” è di circa 300 euro mentre tra un 60 e un 200 micro è di quasi 1.000 euro e si capisce che l’investimento comincia ad essere elevato e quindi da prendere in esame per evitare una spesa inutile.
Ma quali sono le differenze tra le tre focali?

Principalmente nessuna, entrambi le ottiche consentono rapporti di riproduzione di 1:1 e identica è l’estensione della Profondità di campo.

Ciò che cambia è la prospettiva (angolo di campo), e la minima distanza di messa a fuoco ma gli elementi che riprenderemo avranno pari estensioni delle aree di fuoco.

Per farvi meglio comprendere questo concetto ho preso un calibro e posizionato a circa 45 gradi dal piano focale della macchina, questa posizione inclinata mi consente di simulare uno spessore ipotetico visibile sulla scala millimetrica dello strumento di misura.

Vediamo gli esempi nella pagina seguente.

Se notate alcune differenze di Rapporto di Riproduzione tra i tre obiettivi è perché entrambi alla minima distanza di lavoro in realtà riproducano da 1:1 a 1.09:1.

RIPRESA ALLA MINIMA DISTANZA CON FOCALE 60-105-200 a f/5.6

RIPRESA ALLA MINIMA DISTANZA CON FOCALE 60-105-200 a f/11

RIPRESA ALLA MINIMA DISTANZA CON FOCALE 60-105-200 a f/22

Le immagini sopra riportate come esempio, mostrano come le tre le focali al medesimo valore di diaframma impostato e allo stesso rapporto di riproduzione, la Profondità di Campo ha pari estensione.
Ma allora perché scegliere una focale lunga, più costosa e meno gestibile, se con un 60 otteniamo lo stesso risultato?
La soluzione è tanto semplice quanto complessa.
Cominciamo prima di tutto a comprendere quelle che sono le nostre esigenze fotografiche e con esigenze fotografiche intendo capire il tipo di ripresa che ci piace eseguire, soggetti contestualizzati, soggetti ripresi inglobando il loro habitat naturale o particolari a scopo artistico o a scopo didattico.
Per la maggiore, la percentuale più alta delle nostre riprese quasi mai sono a rapporti di riproduzione che potremmo definire riprese macro (si intende per ripresa macro tutti quei rapporti di riproduzione pari o superiori da 1:2 a 10:1) ma bensì effettuiamo un Close Up ovvero, riproduciamo i nostri soggetti con un rapporto pari o inferiore a 1:2.
Se per esempio inquadriamo una farfalla e vogliamo collocarla sul fotogramma effettuando una composizione armoniosa noteremo che in realtà la nostra distanza di ripresa e il valore visualizzato sull’elicoide di messa a fuoco, qualsiasi sia la focale utilizzata, è ben lontana da quello che noi potremmo definire un vero rapporto Macro.
Ciò che realmente influisce nella ripresa è l’angolo di campo ovvero la sua prospettiva che darà uno sfondo più o meno sfuocato.
L’esempio che riporto è lo stesso che ho scritto nell’articolo presente a questo link che mostra come la stessa inquadratura con focali differenti mantiene un identico rapporto di riproduzione contestualizzando il soggetto ottenendo un risultato più o meno piacevole.

In tutti e quattro gli esempi la farfalla è stata ripresa allo stesso rapporto di riproduzione ma quello che cambierà è la distanza di lavoro, più vicino per il 60 mentre maggiore sarà la distanza utilizzata con il 200.
La maggior distanza di ripresa per un fuoco lungo, se da una parte consente usufruire questa particolarità d’esercizio per estendere la profondità di campo è vero che ci obbliga a una chiusura più importante del diaframma perché l’angolo prospettico o angolo di campo non avrà sufficiente angolazione per utilizzare gli stessi parametri di un fuoco corto.
Se da una parte, utilizzare un fuoco lungo macro implica l’ausilio di un buon cavalletto e una solida testa, dalla sua un fuoco corto ha la particolarità di poter riprendere i soggetti relativamente piccoli a mano libera sfruttando la sua prospettiva includendo nel fotogramma particolari interessanti ai fini di un documento che a noi interessa archiviare per degli studi sull’habitat del soggetto.

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