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Questo articolo fa parte del Corso di Fotografia Digitale Online.

Una guida che spiega i motivi e i vantaggi della sovraesposizione nella fotografia digitale.

Attenzione, l’articolo si riferisce a una sovraesposizione leggera, poiché è facile ottenere dei bianchi bruciati da cui non si riuscirà a recuperare dettaglio, infatti molti fotografi in determinate condizioni di luce preferiscono sottoesporre al prezzo di dover poi aprire le ombre ottenendo più rumore.

TUTTI A DESTRA!

Ci si riferisce ovviamente all’istogramma, parte ormai integrante ed essenziale per i fotografi. Chi ancora non ne fa uso dovrebbe conoscerlo ed abituarsi a controllare l’esposizione della propria immagine su di esso e non sull’anteprima! Quando si dice di esporre a destra si intende quindi che la curva dei toni RGB deve contenere più dati e raggiungere il picco sulla destra dell’istogramma, ovvero, bisogna sovraesporre.

MA PERCHÉ?

In fotografia analogica dipende dal tipo di pellicola, con le pellicole negative, sia a colori che in bianco e nero conviene sovraesporre, mentre bisogna sottoesporre con le pellicole invertibili.

Nel digitale funziona nel seguente modo, proviamo a dividere i livelli di grigio (dal nero al bianco) in 4096 livelli.

FIGURA 1

L’immagine mostra una distribuzione “equa” dei toni di grigio. Il grigio medio si trova esattamente a metà. Su un sensore digitale i toni non sono distribuiti così, nella figura sottostante si vede la reale distribuzione dei toni (in grigio, ovviamente) su un sensore digitale.

Senza entrare nei dettagli del cosa sono i 4096 livelli di grigio qui rappresentati, la cosa più evidente è che su 4096 livelli solo 64 sono nei toni del nero. 128 sono i grigi scuri, 256 i grigi medi e ben 3584 sono distribuiti nei grigi chiari.

FIGURA 2

Se nella fotografia digitale io faccio una lettura media di un’area con zone in ombra, il sensore distribuisce la mia immagine sui toni neri e scuri, andando ad usare una gamma relativa alla zona scura come nella figura 3 qui in basso.

FIGURA 3

In uno scatto del genere ho la maggior parte della gamma distribuita sui toni scuri. Una gamma davvero ristretta, il tentativo di aumentarla (cosa normale nella gestione del raw: regolare l’esposizione e cercare il nero e il bianco “tira” la gamma dinamica) causerà la presenza di molto rumore e in certi casi perfino un effetto di posterizzazione. Il motivo è abbastanza ovvio, provate a prendere un tessuto a maglia molto grossa e tirarlo, si riempirà di buchi, viceversa tirare una maglia fitta fatta con fili sottilissimi e quindi con molti più strati difficilmente presenterà buchi dopo averla tirata. La stessa cosa accade in fotografia.Tirare solo 64 + 128 toni per spalmarli su circa 2000 livelli (il tentativo di ridistribuire la gamma come nella figura uno) crea questi buchi sotto forma di rumore e posterizzazione (che altro non è che una serie di passaggi tonali in una gamma troppo ristretta).

Se invece sovraesponete, la vostra immagine si distribuisce sui toni di grigio medi e grigio chiari, coprendo una gamma molto maggiore.

FIGURA 4

In questo modo tirare l’immagine non crea nessun disturbo perché state lavorando con una maglia molto fitta di tanti fili molto sottili.

QUANTO DEVO SOVRAESPORRE?

Questo argomento è spesso fonte di infinite discussioni, soprattutto nei vari forum e circoli fotografici. A mio parere non c’è una regola, bisogna saper valutare la scena, l’unica cosa è non bruciare i bianchi. Diciamo che si dovrebbe sovraesporre fino al limite della bruciatura di un canale. Questo è visibile e controllabile solo tramite l’istogramma.

Quanto sovraesporre dipende dalla scena da fotografare, dalla macchina che si usa. Un CMOS normalmente gestisce meglio le alte luci rispetto ad un CCD. Una macchina a 14 bit  permetterà di sovraesporre di più rispetto ad una macchina a 12 bit.

L’unico consiglio che mi sento di dare è che se volete usare alti ISO meglio sovraesporre anche di 1,5/2 stop misurando in SPOT sulla zona più chiara dell’immagine.

La fotografia è bella e divertente proprio perché è creatività, saper usare la propria attrezzatura conoscendola ma senza avere dei dogmi sul come usarla fa parte del processo creativo.

Articolo scritto da Diagaz e aggiornato da Marco Crupi

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