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ARTICOLO AGGIORNATO AL SEGUENTE LINK: Guida ai tipi di obiettivo, la scelta dell’ottica – Corso di Fotografia Digitale
Il corso di fotografia online è estrapolato dal libro di fotografia intitolato “Manuale di Fotografia – Occhio, Mente e Cuore” in vendita a 3 euro in versione Ebook PDF.
Questo articolo fa parte del Corso di Fotografia Digitale Online.
La parola “fotografare” tradotta letteralmente dal greco, significa “scrivere con la luce”. La luce che colpisce il soggetto (o più correttamente la scena inquadrata) si riflette ed entra attraverso l’obiettivo della fotocamera, l’immagine che si forma viene registrata sul sensore (o pellicola, se parliamo di fotografia analogica).
Gli obiettivi influiscono in modo decisivo sulla qualità delle nostre fotografie e anche in epoca digitale hanno un ruolo fondamentale, essi offrono risultati differenti in funzione dell’angolo di campo che sono in grado di coprire, che varia a seconda della grandezza del sensore e della lunghezza focale, è più ampio quando quest’ultima è corta e viceversa.
Sul piano teorico la focale è quel valore espresso in mm che indica la distanza fra il centro dell’ottica e il sensore, per convenzione si usa il valore della focale riferita al formato della pellicola 24x36mm, oggi la grandezza dei sensori Full Frame. Gli obiettivi sono solitamente composti da più gruppi di lenti per motivi legati alla qualità ottica e alla luminosità, in questo caso la focale si misura dal centro ottico dell’obiettivo che generalmente si trova in prossimità del diaframma, quindi la lunghezza focale può essere considerevolmente diversa dalla lunghezza fisica dell’obiettivo, per esempio esistono grandangolari che hanno le stesse dimensioni di un medio tele.
Principali categorie di obiettivi:
- Grandangolari
- Normali
- Teleobiettivi
Ognuno di essi può essere di tipo macro, decentrabile e stabilizzato.
I grandangolari per convenzione hanno una focale inferiore ai 50mm e un angolo di campo molto ampio che va dai 60° agli 80° fino ad arrivare a 180° per i cosiddetti ultragrandangolari e fish-eye (questi ultimi hanno una elevatissima profondità di campo con valori compresi tra i 30cm e l’infinito), le ottiche grandangolari in generale esaltano l’effetto prospettico, ovvero i soggetti in primo piano sembreranno molto più grandi di quelli in secondo piano, l’uso del grandangolo può provocare distorsioni sul bordo del fotogramma, questi effetti di distorsione possono essere tranquillamente corretti con Photoshop (non sempre), i teleobiettivi hanno una lunghezza focale superiore ai 50mm ed un angolo di campo che va dai 20° fino ai 5°, i teleobiettivi a loro volta si distinguono in mediotele (da 80mm a 150mm), teleobiettivi (da 200mm a 400mm) e tele spinti (da 400mm in poi), gli obiettivi definiti normali hanno una focale nominale intorno ai 50mm e consentono di riprodurre una scena con un angolo di campo simile a quello dell’occhio umano, ovvero tra i 43° e i 45°.
Poi esistono gli zoom che hanno la possibilità di variare l’escursione focale, possono per esempio passare da una focale grandangolare ad una più da tele, ovviamente dipende dagli zoom, non è sempre così, alcuni passano dal medio tele al tele spinto, su di essi possiamo notare dei numerini, nel caso del mio zoom nikon 18-105mm leggo anche subito dopo 1:3.5-5.6, il primo numero dopo “1:” rappresenta la massima apertura di diaframma alla focale minima, mentre il secondo corrisponde alla massima apertura di diaframma con la focale più lunga, nel mio caso a 105mm la massima apertura è f5.6.
ATTENZIONE ALLO ZOOM DIGITALE: molte fotocamere compatte e bridge sono spesso dotate dello zoom digitale, a differenza dello zoom ottico in cui varia la focale lo zoom digitale ingrandisce quello che viene catturato dal sensore della fotocamera, in questo modo però l’immagine perde qualità perché invece di avvicinare il soggetto si ingrandisce una porzione della foto, in pratica si usa una piccola parte del sensore, l’immagine perderà parecchia qualità poiché si opera una sorta di ritaglio in tempo reale.
Molti sono convinti che al variare della focale vari la prospettiva, la prospettiva non cambia se il punto di vista e l’oggetto ripreso rimangono fissi, varia solamente se ci spostiamo dal punto di ripresa, è vero però che cambia la resa prospettica, i grandangolari tendono a enfatizzare le linee di fuga, i teleobiettivi invece schiacciano la prospettiva e i soggetti appaiono molto vicini l’uno all’altro.
Quindi a seconda dell’ottica che si usa varia il senso della prospettiva nelle foto. Il rapporto tra gli oggetti, ovvero la distanza tra di essi cambia a seconda della lunghezza focale impiegata.
Foto realizzata con focale 105mm su APSC
Foto realizzata con focale 18mm su APSC
I pedoni sono a eguale distanza gli uni dagli altri in entrambe le foto (3 caselle), se li fotografiamo con un tele sembrano vicini, mentre con un grandangolo sembrano separati da uno spazio maggiore.
Come abbiamo già anticipato gli obiettivi possono essere:
Macro
Sono utilizzati per ottenere un rapporto di riproduzione del soggetto pari o superiore ad 1 (≥ 1:1), ovvero quando le dimensioni dell’immagine sul sensore sono pari o superiori alle dimensioni del soggetto su scala reale. Orientativamente gli obiettivi macro hanno una distanza minima di messa a fuoco dal soggetto molto bassa, circa la metà di quella possibile con un obiettivo normale, essa però non è fissa e varia a secondo dell’obiettivo.
Gli obiettivi macro a seconda delle lunghezze focali vengono impiegati in modo diverso nella macrofotografia:
- 45-65 mm – fotografia di prodotti e oggetti di piccole dimensioni.
- 90-105 mm – insetti, fiori e piccoli oggetti da una comoda distanza.
- 150-200 mm – insetti e altri piccoli animali in cui è necessario lavorare a distanza.
Stabilizzati
Il sistema di stabilizzazione compensa le vibrazioni causate dalla mano con un movimento identico ma opposto annullandolo, la stabilizzazione un tempo riservata alle reflex è ormai presente anche in altri tipi di fotocamere, come quelle compatte e mirrorless.
Decentrabili
Sono ottiche molto particolari e costose, sbloccando una vite è possibile decentrare l’ottica facendo scorrere la parte anteriore dell’obiettivo verticalmente o lateralmente rispetto all’asse ottico. Questo tipo di obiettivi vengono impiegati solitamente nella fotografia di architettura, perché permettono ad esempio di fotografare un palazzo alto senza inclinare la fotocamera ottenendo una prospettiva perfetta.
Come nella vita anche la fotografia è una questione di compromessi, non si può avere tutto! Le ottiche sono frutto di compromessi tra luminosità, risoluzione, ingombro, pesantezza ecc..
Più l’escursione focale è grande, come ad esempio nei 18-200mm più compromessi ottici vanno accettati, mi capita spesso di sentire neofiti che si chiedono il perché molti usano ottiche fisse invece che i versatilissimi 18-200mm, il perché lo capirete leggendo queste righe… il 18-200mm ha una notevole escursione focale e dovrà rispondere a molti più compromessi ottici rispetto a un 18-55mm o a un 55-200mm, la qualità che vi daranno i due obiettivi sarà superiore rispetto a quella che vi potrà fornire un unico obiettivo che copre da solo le stesse lunghezze focali, è una questione di scelte, preferite la versatilità o la qualità? La risposta dipende dai risultati che volete ottenere.
Sul forum (ormai chiuso) di fotografare.com un utente di nome Attilio durante una discussione fece un esempio molto azzeccato:
Fare un’auto che va a 200 km/h non è difficile, una qualsiasi utilitaria con un motore un po’ vispo ci arriva facilmente. Fare un’auto che va benone in fuoristrada non è difficile, una suzukina o una pandina 4×4 non vanno affatto male. Fare un’auto che abbia una grande capacità di carico non è difficile, una skoda station vagon carica un sacco di materiale. Ora provate a pensare ad un’auto che faccia 200 km/h, vada benone in fuoristrada ed abbia la capacità di carico di una station wagon, facilmente si finirà su un enorme e costoso SUV. Ora provate a pensare di dover costruire quel SUV con i soldi di una panda e poco più, la qualità ovviamente crollerà inesorabilmente.
Questo discorso vale anche per gli obiettivi, ecco perché mi metto a ridere quando leggo di bridge con obiettivi che arrivano anche a 36X al costo di una fotocamera compatta di scarso livello.
Una caratteristica fondamentale in un obiettivo è la sua luminosità, indicata dal numerino accanto alla lunghezza focale (la massima apertura di diaframma corrispondente a quella focale), non esiste una linea di demarcazione netta tra obiettivi luminosi e meno luminosi, io considero luminosi obiettivi che vanno da un’apertura di f2.8 in giù.
Ma quali vantaggi porta un’ottica luminosa? Per fare un esempio concreto, quando mi sono ritrovato a scattare in interni, e per essere precisi dentro una palestra, con il mio 18-105mm f3.5-5.6 non potevo fare molto, potevo scattare a 18mm aprendo al massimo ad f3.5 e alzando gli ISO, invece, grazie al mio 35mm f1.8 sono riuscito a fotografare con tempi di scatto sufficientemente veloci senza alzare troppo gli ISO, cercando di non andare a tutta apertura perché più si apre il diaframma più la profondità di campo diminuisce.
In sostanza gli stop guadagnati ci permettono di salire con il tempo di scatto e di evitare il mosso alzando di poco o per niente la sensibilità ISO.
Io qui mi riferisco alle fotocamere a obiettivi intercambiabili il discorso cambia per le compatte, che dispongono di tanti megapixel ma anche di un sensore di piccole dimensioni, non consiglio di alzare gli ISO, perché già a 400 ISO si avrà molto rumore elettronico, se pensate di scattare in ambienti chiusi vi consiglio di comprare una compatta di fascia alta dotata di un obiettivo luminoso.
Inoltre grazie a un obiettivo luminoso nelle reflex migliora la visione attraverso il mirino, per semplici motivi tecnici che capirete più avanti.
Insieme all’ottica ci viene fornito il paraluce, ma a cosa serve?
- A contrastare la luce parassita evitando così una perdita di nitidezza, ovvero il flare.
- A proteggere la lente frontale dell’obiettivo.
- L’aggiunta di filtri di qualsiasi tipo davanti all’obiettivo aumenta le possibilità di rifrazioni parassite, quindi in questo caso l’uso del paraluce è estremamente consigliato.
Quando ho parlato dei vari tipi di obiettivi non ho citato i catadiottrici.
Lo schema costruttivo di un obiettivo catadiottrico è insolito rispetto a quello delle ottiche tradizionali, al loro interno oltre alle normali lenti troviamo due specchi, uno concavo e uno convesso che hanno la funzione di riflettere i raggi luminosi provenienti dal soggetto.
Guardando lo schema ottico nell’immagine in alto possiamo comprenderne il funzionamento.
Nella parte bassa dell’immagine gli elementi colorati in azzurro sono delle lenti attraverso le quali i raggi di luce passano e quelli colorati di rosso sono degli specchi che li riflettono.
La particolare posizione di specchi e lenti all’interno dell’obiettivo permette di fargli avere a quest’ultimo delle dimensioni ridotte rispetto ad un’ottica tradizionale, a parità di focale infatti, la lunghezza si riduce a circa un terzo, un gran risparmio, soprattutto in termini di maneggevolezza e praticità.
In giro si trovano obiettivi di questo tipo abbastanza datati che danno un senso di robustezza elevato poiché costruiti quasi per lo più in metallo, anche se questo li rende molto pesanti.
Un altro fattore importante è il prezzo, notevolmente inferiore rispetto agli obiettivi tradizionali, questo è dovuto anche al fatto che la qualità delle immagini non è eccezionale.
Il diaframma in questo tipo di ottiche è fisso. Non è possibile infatti aprirlo o chiuderlo e questo limita molto il nostro poter giocare con la profondità di campo.
Le ottiche catadiottriche possiedono una caratteristica molto particolare, la sfocatura, come potete vedere nella porzione di foto qui in alto punti non a fuoco risultano avere la tipica forma a ciambella.
La parte relativa agli obiettivi catadiottrici è stata scritta da Alessio Bardaro
Prossima lezione del corso di fotografia: L’otturatore e il diaframma nella fotocamera.
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