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Questo articolo fa parte del Corso di Fotografia Digitale Online.
Nella fotografia digitale è possibile applicare in post produzione gli effetti che prima si ottenevano solo in fase di scatto, ma nonostante questo i filtri sono ancora in commercio, questo perché alcuni di essi sono ancora utili e i loro effetti non sono ricreabili in Photoshop.
Difficilmente vedrete fotografi utilizzare filtri colorati, erano molto popolari ai tempi della fotografia analogica in bianco e nero, venivano impiegati prevalentemente dai fotografi paesaggisti per schiarire o scurire determinate aree dell’immagine, oggi è possibile ricreare al 100% il loro effetto con i programmi di post produzione.
In Photoshop basta andare su “Immagine -> Regolazioni -> Bianco e Nero” per iniziare a sperimentare subito come l’uso di questi filtri influisce sulle nostre immagini.
Al contrario il filtro polarizzatore non può mancare nel corredo di un fotografo perché i suoi effetti non sono riproducibili con nessun software.
Serve a polarizzare la luce riflessa dalle superfici degli oggetti e dalle particelle atmosferiche, in sostanza rimuove i riflessi da tutte le superfici non metalliche e garantisce il massimo contrasto.
Toglie i riflessi indesiderati anche dalle superfici d’acqua, ma può anche dargli rilievo, basta ruotarlo per ottenere l’effetto che desideriamo. In entrambe le foto di esempio nella pagina seguente ho usato il polarizzatore, ma a seconda di come lo ruotavo i riflessi sulla superficie dell’acqua diminuivano o aumentavano, nella foto in cui il riflesso è attenuato è possibile vedere chiaramente il fondale.
Fotografando una vetrina col filtro polarizzatore possiamo evitare di venire riflessi su di essa, per questo motivo viene impiegato per fotografare quadri o altre opere protette da un vetro.
Esistono due tipi di polarizzatori.
Lineari
Danno problemi se impiegati in combinazione con fotocamere che hanno il sensore dell’esposizione e dell’AF posti dietro elementi parzialmente riflettenti (come lo specchio).
Per evitare malfunzionamenti dell’autofocus e dell’esposimetro è consigliato usare il polarizzatore di tipo circolare.
Circolari
Come appena detto, sulle macchine fotografiche dotate di autofocus il polarizzatore deve essere circolare, esso viene montato sull’obiettivo, ruotandolo si possono ottenere diversi effetti visualizzabili direttamente dal mirino della reflex.
Questo filtro non ha effetto se scattiamo con il sole di fronte o alle spalle: dobbiamo stare tra 45° e 90° per ottenere dei buoni risultati, inoltre assorbe la luce di -2 stop circa.
Grazie al polarizzatore possiamo ottenere in ripresa una saturazione naturale dei colori, in modo da non dover forzare dopo in post produzione, questo effetto è dovuto all’eliminazione della luce riflessa. Nella fotografia paesaggistica servono a dare più profondità ai cieli azzurri e a separare più nettamente le varie tonalità di colore.
Quest’ultima parte riguardante la migliore separazione delle tonalità di colore grazie all’uso del filtro polarizzatore è di notevole importanza nella fotografia paesaggistica in bianco e nero. vediamo subito perché grazie a un esempio realizzato scattando due foto con la medesima inquadratura e post produzione in bianco e nero, l’unica variabile che cambia è l’uso del filtro polarizzatore.
Ci tengo a sottolineare che l’esposizione negli scatti originali era perfettamente corretta, ISO 100 – F/13 – 1/40 sec. per quella col polarizzatore, ISO 100 – F13 – 1/160 per quella senza polarizzatore (la luce ambiente era quella del primo pomeriggio di una giornata estiva in Sicilia).
Avendo una minor gamma di tonalità su cui operare nella foto senza polarizzatore, non si riesce a creare uno stacco in termini di luminosità e sfumature di bn tra le varie parti che compongono l’immagine, abbassando il “Blu” a -100 nel pannello HSL di Lightroom si è scurita l’intera foto.
Mentre nella fotografia in cui ho utilizzato il polarizzatore ho una tale gamma di tonalità su cui posso lavorare che abbassando il valore riguardante il “Blu” sono diventate scure solo alcune parti dell’immagine, ovvero il cielo, nuvole escluse, le quali sono rimaste sul bianco – grigio chiaro e alcune parti del mare.
Potevo addirittura creare maggiore stacco tra le varie sfumature del mare, cosa impossibile nella foto senza polarizzatore, dove non avevo la possibilità neanche di separarlo dal cielo.
Un’altra tipologia di filtro che non è possibile riprodurre con Photoshop è il filtro ND (neutral density). Il suo effetto consiste nell’alterare l’esposizione senza introdurre nessuna dominante di colore, ne esistono diversi tipi e vengono denominati nel seguente modo: ND2, ND4 e ND8 ecc… questa classificazione è fatta in base alla riduzione della luce che riescono a provocare.
Questo filtro ha un’aspetto grigio scuro/nero, riduce la luce di uno stop il filtro ND2, di due stop ND4, di 3 stop ND8 e così via, la tabella elenca tutti i tipi di filtro neutral density e i relativi stop di riduzione della luce.
Ma perché ridurre la luce?
Esistono delle situazioni pratiche dove per quanto possiamo chiudere il diaframma o abbassare gli ISO la luce risulta sempre troppa, per esempio, quando vogliamo realizzare una foto con un tempo di esposizione molto lungo in pieno giorno.
Le foto che vedete sono ottenute usando un filtro ND1000.
Il mio filtro ND1000 è così scuro che fotografandolo mi vedo riflesso invece di vedere cosa c’è dietro di esso.
L’ultima tipologia di filtri che non possiamo riprodurre è quella dei GND (digradanti o anche graduati a densità neutra), come suggerisce il nome sono dei filtri che digradano dall’alto verso il basso, cioè sono trasparenti in basso e più scuri in alto, aiutano a equilibrare i cambiamenti di esposizione in una scena, per esempio in un paesaggio permettono di schermare maggiormente il cielo rispetto alla linea del terreno sotto l’orizzonte.
È meglio usare quelli a lastra (esistono anche a vite) perché permettono di regolare l’altezza a nostro piacimento in modo da far combaciare il cambio di densità con la linea dell’orizzonte, sono molto utili per riequilibrare i livelli di luce di un cielo troppo luminoso e di un primo piano scuro, non vi è mai capitato che durante la foto a un paesaggio urbano o naturale gli alberi o i palazzi risultino correttamente esposti mentre il cielo risulti sovraesposto? Usando uno di questi filtri potrete risolvere il problema. State attenti che l’area scura non scenda sotto l’orizzonte perché l’effetto risulti naturale.
Come potete vedere, nella seconda foto l’uso del filtro GND mi permette di mantenere una corretta esposizione sul mare e sulla spiaggia, evitando un cielo sovraesposto, ciò mi permette in post produzione un maggior spazio di manovra, lavorare su un cielo correttamente esposto è ben altra cosa che lavorare su un cielo che potrebbe presentare dei bianchi bruciati.
Nella prima foto, invece, in cui non ho montato il filtro GND, la fotocamera ha dovuto trovare un compromesso per regolare l’esposizione tra le varie parti dell’immagine, la differenza tra le due foto è abbastanza evidente.
Di filtri digradanti né troviamo due tipi soft e hard. Gli hard sono adatti per le linee di confine molto nette come quella del mare, mentre i soft hanno una sfumatura più morbida, adatta per esempio in caso di panorami montuosi o che presentano alberi, in sostanza tutti quei paesaggi che presentano una linea d’orizzonte non ben definita.
Per i tramonti sul mare con sole frontale conviene usare i reverse graduated che sono dei soft al contrario, ovvero a metà lastra sono hard e sfumano a soft verso l’alto.
Un filtro che non ha effetti sull’immagine ma che è comunque molto utile è il filtro protettivo che come suggerisce il nome serve a proteggere il nostro obiettivo da urti e graffi.
Se si decide di usarlo (nonostante il paraluce sia comunque una protezione per la lente frontale) consiglio di non risparmiare troppo poiché un filtro protettivo di scarsa qualità potrebbe influire negativamente sulla qualità dell’immagine.
Dopo aver analizzato i vari tipi di filtri c’è da fare una considerazione pratica, solitamente un fotografo non ha solo un’ottica e molto difficilmente esse avranno lo stesso diametro, quindi ci vorrebbe un filtro specifico per ogni obiettivo con un conseguente aumento delle spese, per nostra fortuna esistono degli anelli adattatori che ci consentono di montare lo stesso filtro su più ottiche di diverso diametro.
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