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Il corso di fotografia online è estrapolato dal libro di fotografia intitolato “Manuale di Fotografia – Occhio, Mente e Cuore” in vendita a 3 euro in versione Ebook PDF su lulu.

Questo articolo fa parte del Corso di Fotografia Digitale Online.

La PRIMA PARTE di questo articolo la trovate qui: Lo studio fotografico – Corso di fotografia – Lezione 62 parte 1

TIPI DI LUCI CONTINUE

Luci a fluorescenza: Producono una luce gestibile e molto morbida, sono a basso consumo di energia e sono molto utilizzate nei ritratti e nello still life.

 

Oltre agli illuminatori appena citati abbiamo i neon a luce fredda, particolarmente indicati per la fotografia still life (ma anche di ritratto), hanno la stessa temperatura colore dei flash 5500°K, ovviamente sono notevolmente più costosi dei normali neon ma anche notevolmente più potenti ed efficienti, i neon comuni non sono adatti alle esigenze di illuminazione di un fotografo professionista ma possono comunque essere utilizzati se si mira a risultati particolari e si vuole sperimentare con un’illuminazione insolita, i neon a luce fredda da studio non riscaldano l’ambiente a differenza delle luci al tungsteno, e sono dotati di alette mobili per direzionare la luce, ne esistono vari tipi per dimensioni e numero di neon usati.

Luci a incandescenza: o anche dette luci a Tungsteno, poiché la luce viene generata per incandescenza di un filamento di tungsteno, hanno una temperatura colore di circa 2600-2900K e in quelle specifiche per la fotografia può arrivare fino a 3200K. Recentemente le lampade a tungsteno sono diventate alogene, perché grazie al gas alogeno possono raggiungere temperature ancora più elevate!

Le lampade a Tungsteno non sono indicate nello Still life di alimenti poiché producono un elevato calore che potrebbe alterarli.

Alla vostra sinistra lo schema di una lampada a incandescenza, in basso la foto di una lampada alogena.

Arri 12.000W HMI Fresnel, temperatura colore 5600K estremamente luminoso e potente, ma non a buon mercato.

Luci a scarica HMI: questo tipo di illuminazione mi piacerebbe poterla usare, peccato per il costo elevatissimo, le luci a scarica HMI hanno una resa cromatica day light, per questa loro caratteristica vengono utilizzate anche in esterni grazie alla perfetta integrazione con la luce ambiente, hanno una qualità eccezionale e come era facile intuire vengono usate anche nel mondo del cinema.

TECNICA FOTOGRAFICA COI FLASH

Quando lavorate con l’illuminazione flash la prima cosa che dovete imparare è che:

  • Il diaframma è l’unico strumento che regola l’esposizione sul soggetto.
  • Il tempo di esposizione deve essere pari o inferiore al tempo di sincronizzazione della fotocamera con il flash, controlla la quantità di luce ambiente che la macchina registra, se scattate due foto con lo stesso diaframma e tempi diversi l’esposizione sul soggetto rimane immutata perché l’effettiva velocità di scatto è influenzata solo dal flash che lavora con tempi molto brevi.Provate a fare un esperimento, impostate un tempo di esposizione più veloce del tempo di sincronizzazione del flash, sulla foto apparirà una banda nera, quella è la tendina dell’otturatore della fotocamera.

Nella prima immagine si vede a destra la banda nera dell’otturatore, ho usato un tempo di scatto di 1/200 s. a f20, superiore al tempo di sincronizzazione dei flash, nella seconda invece il tempo di scatto l’ho impostato a 1/100 s. sempre a f20, il risultato lo potete vedere coi vostri occhi.

Maggiore è la dimensione di una fonte luminosa e più morbida e diffusa sarà l’illuminazione ottenuta, questo è il principio dei softbox e degli ombrelli che aumentano la dimensione del lampo prodotto dal flash.

Più in basso potete vedere l’immagine di esempio che mostra i differenti risultati utilizzando un flash con e senza softbox.

Nelle foto alla vostra sinistra è stato montato davanti al flash un softbox, mentre per realizzare le foto alla vostra destra è stato tolto, come potete vedere i flash muniti di softbox producono un’illuminazione più diffusa e omogenea, con ombre molto morbide, risultato totalmente opposto si è ottenuto levando i softbox, i flash senza di essi hanno generato un’illuminazione più dura e ombre molto nette.

La luce diretta può essere usata in determinati casi per mettere in risalto aree specifiche del corpo.

Flash in studio

Una volta allestito il nostro studio fotografico dovremo imparare a usare i flash che abbiamo acquistato, la loro potenza può essere regolata a seconda delle nostre esigenze, ma in realtà per “potenza” si intende la durata della luce emessa, quindi il lampo di un flash impostato a piena potenza durerà il doppio rispetto al lampo emesso dallo stesso flash settato a metà della potenza.

Mi sembra doveroso introdurre adesso il concetto di numero guida.

Il numero guida che trovate nei flash indica la potenza dello stesso, conoscere il numero guida del flash è di fondamentale importanza per poter impostare il corretto diaframma da utilizzare conoscendo la distanza tra il flash e il soggetto.

Esiste una formula matematica: Diaframma = Numero guida/Distanza flash

Tutto questo tenendo conto che scattiate a una sensibilità ISO standard (ovviamente se usate i flash non ha senso alzare gli ISO).

Per quanto riguarda i flash a cobra esistono automatismi che consentono di trovare automaticamente il diaframma.

Personalmente quando uso i flash, faccio delle prove a diverse aperture di diaframma perché si possono ottenere risultati particolari non seguendo le regole e facendo scegliere al proprio senso artistico.

Ho già spiegato in questo articolo: “L’esposimetro e le modalità di esposizione” come utilizzare l’esposimetro, in questo capitolo faccio un approfondimento, perché non è possibile parlare di fotografia in studio senza citare questo fondamentale strumento.

Come calibrare l’esposimetro

Prima di tutto bisogna tararlo facendo la lettura di una luce flash su una superficie di colore corrispondente al grigio medio 18%.

Fotografiamo la superficie col diaframma suggerito dall’esposimetro e andiamo a vedere in photoshop se il grigio al 18% corrisponde a un grigio 50% nella scala RGB, ossia R128, G128, B128.

Aprite l’immagine in photoshop, per prima cosa applicate una sfocatura media in modo da avere un colore uniforme, in questo modo i valori RGB nella info dell’immagine dovrebbero corrispondere come ho già detto a 128, potete anche controllare nella finestra Livelli, dovrebbe esserci una linea verticale al centro corrispondente al valore 1 (come nell’immagine di esempio).

Se così non fosse dovrete andare ad agire sull’esposimetro per cambiare la sensibilità. Ovviamente dovrete ripetere questo test finché non avrete calibrato perfettamente l’esposimetro.

In studio per i motivi già illustrati precedentemente non avendo senso variare il tempo di esposizione (che conviene far coincidere col tempo di sincronizzazione del flash) gli unici due parametri che possiamo modificare in macchina sono i diaframmi e gli ISO, al variare dei primi però varia la PDC e i secondi devono rimanere sul livello standard della fotocamera, l’unica soluzione per ottenere una corretta esposizione è variare l’intensità della luce sui singoli flash!

Un errore comune è di allontanare l’illuminazione dal soggetto che stiamo fotografando per diminuire la quantità di luce, invece andrebbe diminuita la potenza del flash dagli appositi comandi, è un errore perché lo spostamento cambia l’effetto della luce, fate una prova, scattate due foto prima diminuendo la potenza dai comandi e poi scattate la seconda foto aumentando di nuovo la potenza e allontanando il flash, otterrete due effetti differenti! Questo perché la luce decade rapidamente, se per esempio raddoppio la distanza tra il flash e il soggetto la luce non si dimezza ma diventa 1/4.

Per disporre le luci possono venirvi in aiuto gli schemi di illuminazione, su internet se ne trovano molti, dai più semplici ai più avanzati, su you tube ho trovato un video molto interessante:

https://www.youtube.com/watch?v=Jplv_dxtz8A

Esistono anche software appositi che simulano l’illuminazione in studio per decidere prima come disporre le luci.

C’è da fare una piccola riflessione sugli schemi di illuminazione, essi trovano il tempo che trovano perché è molto più importante capire i principi dell’illuminazione e regolarsi secondo i proprio gusti senza provare a copiare gli altri, anche perché sul web e in alcuni manuali si trova la foto finita (cioè già post prodotta) e il relativo schema di illuminazione, questo non ha quasi senso, poiché non sappiamo i tipi di flash impiegati e con quali settaggi sono stati usati (potenza, altezza e distanza precisa dal soggetto), inoltre non conosciamo la post produzione che c’è dietro la foto!

Il mio consiglio è sperimentare molto giocando con le luci, aiutati da un conoscente che abbia la pazienza e il tempo per farvi da modello, mi rendo conto però che non tutti sono così fortunati, in questo caso ci viene in aiuto facebook, grazie ad esso è possibile cercare di entrare in contatto con modelli/e o aspiranti tali disposti a posare gratuitamente per noi in cambio del cd con le foto, esistono anche network dedicati alle modelle e ai fotografi.

Durante la fase di scatto cercate di catturare ogni minima espressione, perché anche piccoli cambiamenti possono portare a risultati differenti non subito visibili, insomma non risparmiate le foto.

Fotografare in digitale però non ci autorizza a non curarci del set o del makeup perché tanto c’è photoshop! Quando una foto è curata già dall’inizio porterà a risultati di alto livello, una foto mediocre sempre mediocre resterà, con photoshop può sicuramente migliorare ma non crediate che questo software faccia miracoli trasformando il piombo in oro.

TECNICA FOTOGRAFICA IN ESTERNI COL FLASH

Il flash in esterni può essere utilizzato anche in buone condizioni di luce, per dare un effetto particolare alla foto, parlo ovviamente dei flash portatili da studio e non di quelli integrati nella fotocamera.

Foto non elaborata in photoshop realizzata con flash portatile da studio

Uno dei miei principali problemi quando ho iniziato a scattare col flash in esterni era come rendere visibile anche lo sfondo dietro il soggetto, perché scattando alla velocità di sincronizzazione del flash il soggetto risultava correttamente esposto ma si perdeva il paesaggio alle sue spalle.

La soluzione è in realtà semplice, basta pensare ai principi base della fotografia, per far percepire al sensore la luce presente sulla scena basta impostare tempi di posa più lenti dei tempi di sincronizzazione con il flash, così facendo il flash emetterà un lampo in contemporanea all’apertura dell’otturatore ma quest’ultimo resterà qualche millisecondo in più aperto permettendo anche alla luce ambiente di raggiungere il sensore. Ricordatevi comunque che il tempo di posa impostato nella fotocamera non ha alcuna influenza sull’esposizione della foto, scattare a 1/60 o a 1/100 quando la durata del lampo flash che espone la scena è molto più breve è indifferente.

Quando fotografate il modello/a durate il tramonto usando il flash otterrete un effetto irreale e poco gradevole, questo perché la luce del flash ha una temperatura colore uguale alla luce diurna 5500°K, quindi in una foto al tramonto dove la luce è più calda il soggetto risulterà illuminato frontalmente con una luce più fredda, personalmente risolvo questo problema in post produzione ma c’è chi ancora preferisce applicare delle gelatine colorate al flash.

Strumenti essenziali che non possono mancare nel corredo di chi fotografa in esterni sono il fondale pieghevole e il pannello riflettente.

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