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Questo articolo fa parte della rubrica: Storia della Fotografia
Il termine agitprop fonde le prime sillabe delle due parole agitazione e propaganda. Tra gli anni 1920 e 1930 questo termine fu applicato alla cultura di sinistra dell’Europa Centrale, attraverso le arti quali il teatro, la letteratura, la pittura e la fotografia si tentò di diffondere l’ideologia marxista-leninista. Così, agitprop era una forma d’arte socialmente orientata il cui scopo era contemporaneamente rieducare politicamente e stimolare le masse.
L’uso del termine ed il suo significato varia a seconda delle circostanze politiche in cui è stato impiegato. Nel 1920 in Germania, per esempio, agitprop era una pratica culturale destinata a stimolare un pubblico di massa verso una rivoluzione comunista nel contesto di una economia politica capitalistica, pertanto, l’arte di tipo agitprop era generalmente critica nei confronti del governo. In Unione Sovietica, invece, una rivoluzione comunista si era già verificata nel 1917, pertanto, agitprop assunse una funzione di legittimazione del potere, questa forma d’arte fu impiegata per rafforzare la costruzione di uno stato socialista ideologicamente forte.
Durante il periodo post-rivoluzionario in Russia treni e barche furono rivestiti con immagini pro-bolscevichi, questi mezzi mobili erano l’ideale per diffondere la nuova ideologia, questo sulla premessa che l’immagine visiva era il mezzo più efficace e leggibile attraverso il quale persuadere un pubblico di massa, spesso analfabeta. La fotografia ha giocato un ruolo chiave nella cultura agitprop perché è facilmente trasportabile e infinitamente riproducibile.
Nella Russia sovietica il più innovativo fotografo agitprop era l’artista d’avanguardia Aleksandr Michajlovič Rodčenko. Attraverso l’uso di inquadrature estreme Rodčenko mirava a stimolare l’occhio e la mente dello spettatore, cercando di produrre la visione di una società rivoluzionaria. Inoltre, i progressi tecnologici nei metodi di stampa nei primi anni del 1920, in particolare il processo di rotocalco, permisero la riproduzione di massa di testo e foto sulla stessa pagina.
Così, il giornale dell’URSS fu pubblicato in quattro lingue e distribuito a un pubblico internazionale, tra le sue pagine si documentavano fotograficamente i grandi progetti di costruzione in Unione Sovietica durante i primi due piani quinquennali di Stalin, Rodčenko era comunque solo uno dei tanti collaboratori di questo giornale.
In Germania, l’impero mediatico di massa di Willi Münzenberg, personaggio affiliato all’Internazionale Comunista (Comintern), utilizzò le fotografie come il fulcro dei suoi sforzi di agitazione e propaganda.
Münzenberg sponsorizzò Der Arbeiter-Fotograf (L’operaio-Fotografo), una rivista fondata nel 1926 allo scopo di educare una squadra di fotografi proletari che avrebbero generato fotografie con coscienza di classe per la causa rivoluzionaria.
Allo stesso modo la rivista Arbeiter Illustrierte Zeitung (Il giornale illustrato del lavoratore) fornì fotoreportage di critica sociale su base settimanale per un’ampio numero di lettori di sinistra. In questa rivista, le fotografie sono state provocatoriamente giustapposte con il testo o con altre fotografie al fine di attivare la coscienza politica comunista. Fino all’avvento del nazismo nei primi mesi del 1933 questo giornale riuscì a raggiungere una tiratura massima di 500.000 copie, il che lo rendeva la seconda rivista illustrata più popolare in Germania.
Spostatosi a Praga in esilio, il giornale ha continuato a diffondere il suo messaggio rivoluzionario fino al 1938, anche se a un pubblico ridotto di circa 12.000 lettori. Grazie alla tecnica del copia e incolla applicato alla fotografia era possibile smontare e rimontare il mondo familiarmente rappresentato.
Uno dei primi fotomontaggi sovietici fu quello di Gustav Klutsis intitolato “Electrification of the Entire Country of 1920”, giustapponendo forme astratte tratte dall’estetica costruttivista con la fotografia, combinando così simboli dell’arte d’avanguardia con l’ammodernamento tecnologico.
I fotomontaggi realizzati durante i piani quinquennali di Stalin sono caratterizzati da una composizione pittorica immediatamente leggibile, in sintonia con gli sforzi propagandistici, ne è un esempio un altro lavoro di Gustav Klutsis, realizzato però nel 1930 intitolato “Let Us Fulfill the Plan of the Great Projects” in cui si osservano più mani col palmo rivolto verso l’alto, un simbolo del piano quinquennale.
Nello stesso momento storico, i fotomontaggi provocatori dell’artista tedesco John Heartfield (pseudonimo di Helmut Herzfelde) furono pubblicati sulle pagine e nella copertina anteriore della rivista Arbeiter Illustrierte Zeitung. Famoso il suo fotomontaggio intitolato “Hitler Salute” in cui appare Hitler durante il gesto del saluto, in cui però il suo braccio arriva mollemente all’indietro, palmo verso l’alto, per ricevere milioni di Rentenmark dalla mano di un gigante capitalista “Milioni in piedi dietro di me” dichiara la didascalia, una esclamazione più volte usata da Hitler e reinterpretata dall’immagine in chiave satirica per indicare la sua vera fonte del suo sostegno elettorale.
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