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Questo articolo fa parte della rubrica: Foto che hanno fatto la Storia
Le prime “strongwomen” apparvero nel 19° secolo, ma erano quasi sconosciute. L’apparizione delle strongwomen divenne più frequente negli eventi sportivi e fu anche un’attrazione comune nei circhi dove avrebbero mostrato la loro forza sovrumana. Ciò a sua volta ha spianato la strada ad altre ragazze che “violavano” le consuetudini del tempo, come lottatrici e bodybuilder.
Una delle donne più famose è stata Katie Brumbach, soprannominata “Great Sandwina”. Nata nel 1884, i suoi genitori erano artisti circensi originari di Vienna, sembrerebbe che lei fosse la combinazione di suo padre (alto 2 metri) e di sua madre (una donna molto forte, aveva un bicipite che misurava 38 centimetri di circonferenza). Non solo ereditò le capacità fisiche dei suoi genitori e si esibì con loro, stupiva il pubblico sollevando suo marito (che secondo quanto riferito pesava 74kg) sopra la sua testa con un solo braccio e 136kg di peso con entrambe le braccia.
Katie era anche una lottatrice, suo padre offriva 100 marchi a qualsiasi uomo riuscisse a sconfiggerla. La leggenda vuole che non abbia mai perso un combattimento di wrestling e che uno degli uomini che ha battuto, Max Heymann, alla fine sia diventato suo marito. Sandwina si esibì con i Ringling Brothers and Barnum & Bailey Circus per molti anni in veste di powerlifter, dove durante un numero spezzò delle sbarre di ferro a mani nude. All’età di 57 anni era ancora in grado di issare suo marito sopra la testa con un solo braccio. Morì nel 1952.
Il fisico femminile non è stato considerato come forte e ben sviluppato anche dopo che le prime “strongwomen” lasciarono il segno. Le donne alla fine del XIX secolo erano ancora considerate fragili e deboli. Charlotte Perkins Gilman di Rhode Island ha tentato di dissipare questo mito trascorrendo ore a praticare sollevamento pesi, correre e a fare ginnastica. Ha anche scritto libri e altre opere che si concentravano sul bandire l’idea di “immobilità fisica” delle donne. Chiaramente, era in anticipo sui tempi.
Sia durante il 19° secolo che l’inizio del 20°, l’esercizio per le donne era disapprovato dalla società ed anche dai medici del tempo. La maggior parte era dell’opinione che le donne avessero pochissima energia o forza e che questa dovesse essere spesa per le faccende domestiche mentre accudivano i bambini. L’unico esercizio femminile consigliato erano quindi i lavori domestici. Un educatore sanitario del tempo ha affermato che “gli esercizi fanno sì che il corpo femminile diventi più simile a quello maschile”. Le donne dell’epoca si allontanarono quindi da qualsiasi tipo di attività fisica e certamente si preoccuparono di non ricercare la forza o determinate proporzioni per il proprio fisico, dato che era uno stigma piuttosto che un onore.
Gilman e altre non erano solo viste come una minoranza emarginata, ma ora sembravano esserci prove credibili che avessero una scarsa salute. Se le donne prima erano preoccupate per l’esercizio, dopo tali dimostrazioni lo evitarono come la peste. La lotta delle strongwomen si fermò di colpo prima ancora che fosse davvero decollata.
Ci volle un’ondata di cambiamenti sociali prima che la forza femminile potesse riaffiorare.
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