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Scuola di Cavalleria italiana, Tor di Quinto. Leggiadro collocamento nella positura chinante al basso. Roma, 1906.

Questo articolo fa parte della rubrica: Foto che hanno fatto la storia.

Nei primi decenni del XX secolo la Scuola di Cavalleria Italiana a Tor di Quinto vicino a Roma era – insieme alla Scuola di Cavalleria Francese a Saumur – la principale istituzione per l’equitazione nel mondo. Tor di Quinto è stata probabilmente la più importante accademia per il cross-country. La Scuola di Cavalleria Italiana era assolutamente all’avanguardia, il loro stile ha rivoluzionato la cavalleria militare in tutto il mondo. Prima, lo stile di cavalleria dominante consisteva nel montare eretto, in una posizione marziale e rigida che negava tutta la fluidità al cavallo. La scuola di cavalleria italiana ha completamente modellato il suo stile intorno al cavallo, i suoi ufficiali studiavano come i cavalli saltavano senza un cavaliere e cercavano di adattarsi al suo movimento, piuttosto che il contrario.

Federico Caprilli a cavallo.

Questa rivoluzione nella tecnica di equitazione si deve al capitano di cavalleria Federico Caprilli, che esaminò i cavalli che saltavano liberamente avvalendosi del mezzo fotografico, scoprendo che i cavalli atterravano sempre sulle zampe anteriori. Ha quindi poi sviluppato la sua teoria sulla posizione che il cavaliere dovrebbe prendere mentre il cavallo supera un ostacolo, ovvero una che non interferisca con il movimento di salto del cavallo e, soprattutto, quella che non colpisca la bocca del cavallo.

La tecnica di salto prima di Caprilli:

Prima di Caprilli.

La tecnica di salto dopo Caprilli:

Federico Caprilli mentre salta un ostacolo.

Una volta Caprilli stupì i propri commilitoni col salto di un fosso durante il quale sciolse le redini e quasi si distese sul collo del proprio cavallo tenendo basse le mani. Caprilli si diede poi alle competizioni, gareggiando 33 volte, vincendo in 18 casi e piazzandosi in altri 11. I successi ottenuti nelle gare e l’amicizia con Emanuele di Bricherasio aprirono a Caprilli le porte dell’alta società. Il suo biografo, l’amico e commilitone capitano Carlo Giubbilei scrisse: «Ai brillanti dragoni si schiudevano i salotti più aristocratici, a lui che aveva solamente 23 anni ed era bello, forte, giocondo, sorgeano dinanzi cento e cento tentazioni […] Amava il moto e lo sport e ammirava le belle donne […] Forse non tutti gli uomini che conobbe lo amarono, ma molte donne palpitarono per lui».

Concorso Ippico di Torino 1902 – Il record mondiale del salto. Il capitano Caprilli salta con Melope m. 2,08.

Nel giugno 1902 al Concorso ippico internazionale di Torino, svoltosi nell’ippodromo allestito in piazza d’Armi, Caprilli conquistò il primato mondiale di salto in alto, con lo stacco di 2,08 m, in sella al possente baio Mélopo. In quell’anno il capitano Caprilli comandava il secondo squadrone del reggimento Genova Cavalleria; ma prima, appena uscito dalla scuola di Cavalleria di Pinerolo, era stato nel reggimento Piemonte Reale, nel cui stemma c’è un cavallino rampante bianco su fondo rosso fuoco e il motto Venustus et audax, bello e audace.

Il capitano Federico Caprilli, malgrado la sua vastissima esperienza di cavaliere, morì prematuramente la mattina del 6 dicembre del 1907 per le fatali conseguenze di una caduta da cavallo. Dalle testimonianze dell’epoca, riportate dal quotidiano La Stampa, pare che Caprilli sia caduto da un cavallo al trotto che stava provando, picchiando violentemente la nuca. Che un tale cavaliere potesse subire un simile incidente, benché il terreno fosse scivoloso per la neve, suscitò un certo stupore, tanto da ipotizzare la vendetta di un marito tradito, un improvviso malore o forse un intenzionale agguato. Tuttavia nessuna evidenza venne mai raccolta.

Nonostante la sua fama internazionale e l’appartenenza alla Regia Cavalleria, il capitano Caprilli non ebbe esequie pubbliche, bensì soltanto una mesta camera ardente allestita presso i locali del commerciante di cavalli proprietario dell’ultimo animale montato da Caprilli; in seguito si procedette con la cremazione, come da volontà dello stesso defunto. Nel suo testamento, redatto appena un anno prima, Caprilli aveva espressamente richiesto di distruggere il baule contenente tutta la sua corrispondenza e aveva indicato precise disposizioni tra cui di essere sepolto «il più vicino possibile all’amico Emanuele di Bricherasio», mancato anch’egli in circostanze altrettanto misteriose tre anni prima. Le sue ceneri riposano infatti nella cappella della famiglia Bricherasio all’interno del castello di Fubine, accanto al sepolcro monumentale del conte Emanuele Cacherano di Bricherasio.

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